Jon Kabat-Zinn, il padre della mindfulness in Occidente, ha lasciato in eredità non solo tecniche pratiche, ma anche parole profonde che nè racchiudono l’essenza.
Prima frase di Kabat-Zinn "Non puoi fermare le onde, ma puoi imparare a cavalcarle"
"La grande onda di Kanagawa, " fatta dal pittore giapponese Hokusai attorno al 1831.
Un’immagine della sfida e della resilienza. Le onde sono immense, sembrano sopraffare tutto, eppure le barche continuano il loro viaggio, affrontando l'inevitabile movimento del mare.
Il movimento dell'onda è inarrestabile. La chiave non è combatterle, perché resistere a una forza così immensa porta solo a essere travolti.
La vera forza sta nell’osservarle, accettarle e muoversi con loro, mantenendo equilibrio e serenità, come un navigatore che affronta il mare con fiducia e consapevolezza.
E' una xilografia in stile ukiyo-e
Il Monte Fuji è lì, piccolo e tranquillo (Ma la gente vede solo l’onda)
Non è solo un disegno di mare mosso – Parla di potenza, destino e fragilità umana.
Hokusai era un ribelle – Ha cambiato nome quasi 30 volte e ha lavorato fino alla fine dei suoi giorni.
Le sue opere furono un'importante fonte di ispirazione per molti impressionisti europei come Claude Monet e post-impressionisti come Vincent van Gogh e il pittore francese Paul Gauguin, tra il 1896 e il 1914 furono pubblicate in francese tre biografie su Hokusai.
La vita è come un oceano in continuo movimento. Cavalcare le onde significa accettare ogni momento per quello che è, affrontandolo con consapevolezza e accettazione.
Seconda frase di Kabat-Zinn "Ovunque tu vada, ci sei già"
I corvi che attraversano il cielo sembrano fluttuare senza direzione, simboleggiando il paradosso del movimento: non importa dove volino, sono sempre qui.
Il cielo turbolento e i campi dorati si incontrano in un paesaggio aperto, dove il movimento è continuo, ma la direzione resta incerta.
Non c’è una meta precisa, né un punto di arrivo evidente: il campo si estende all’infinito, offrendoti un sentiero che conduce a un’unica destinazione – te stesso.
Questo richiamo sottolinea che il senso del viaggio non si trova in un luogo lontano, ma nel momento stesso in cui viviamo l’esperienza.
Anche sotto un cielo agitato e in mezzo al vento che piega le spighe, il campo ci invita a fermarci e osservare. Non c’è bisogno di cercare un altrove: la bellezza risiede nell’accettare il momento per quello che è. Ogni dettaglio – il fruscio del grano, il volo dei corvi, il colore vivido del cielo – ci riporta alla consapevolezza del presente, dove la vita accade davvero. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già qui, con noi.
Non importa quale sentiero scegli,
perché ogni strada conduce a un’unica destinazione:
il momento presente.
Spesso cerchiamo risposte lontano da noi stessi, dimenticando che la consapevolezza inizia da dentro.
Non importa dove ti trovi: il momento presente è sempre accessibile.
Come si fa? Come dice in modo semplice ed eloquente John Kabat-Zinn, lasciando andare l’idea di arrivare da qualche parte.
Qui il paradosso è evidente: solo lasciando andare l’idea di arrivare da qualche parte, possiamo arrivare da qualche parte.
"Le spigolatrici" è un dipinto del pittore francese Jean-François Millet, realizzato nel 1857 e conservato al Musée d'Orsay di Parigi, tre donne si chinano pazientemente nei campi, raccogliendo spighe rimaste dopo la mietitura.
Ogni gesto è semplice e ripetitivo, ma carico di significato.
Il loro lavoro, apparentemente umile, diventa un simbolo potente di come il futuro si costruisca attraverso piccoli atti di attenzione e cura nel presente.
Le spigolatrici non pensano alla prossima mietitura o al domani. Il loro mondo è interamente radicato nel momento presente, dove ogni spiga raccolta è un passo concreto verso la sopravvivenza e il benessere.
Questo dipinto ci ricorda che:
Il futuro non si realizza con grandi salti, ma con piccoli gesti ripetuti con dedizione.
Ogni azione nel presente ha un impatto diretto sul domani.
La maggior parte della sofferenza umana nasce dal costante preoccuparsi del futuro.
Pensiamo che preoccuparci sia necessario, inevitabile, un modo per proteggerci dai problemi futuri.
Ma è davvero così? Kabat-Zinn ci ricorda una verità fondamentale: il futuro non si costruisce con l’ansia, ma con l’attenzione che dedichiamo al presente. Il futuro è il risultato diretto di come viviamo adesso.
Eppure, smettere di preoccuparci non è semplice.
La preoccupazione ha una sua logica, per quanto inefficace. Pensiamo che:
Preoccuparci ci prepari. Ma in realtà, non risolve i problemi: li ingigantisce.
Preoccuparci sia inevitabile. Come dice Eckhart Tolle, lo facciamo per abitudine, senza renderci conto che non porta alcun beneficio reale.
Anzi, la preoccupazione ci sottrae energie e tempo, lasciandoci intrappolati in un circolo vizioso.
Questo dipinto raffigura una cascata maestosa e potente, che scende da una grande altezza in un paesaggio tranquillo.
La figura umana in basso guarda la cascata da una distanza sicura, senza esserne travolta.
Questo simbolizza perfettamente l’atto di fare un passo indietro per osservare i pensieri che fluiscono, mantenendo la calma e il distacco.
La metafora della cascata è potente e intuitiva. I nostri pensieri sono come un torrente d’acqua che scorre incessantemente: a volte calmo e cristallino, altre volte tumultuoso e travolgente.
Anche noi, possiamo fare un passo indietro e trovare una rientranza nella roccia, un rifugio al di là del flusso. Da lì, osserviamo la cascata senza esserne travolti, ascoltiamo il suo rumore senza esserne confusi.
Se restiamo immersi nella cascata, perdiamo il nostro centro: siamo trascinati via dal flusso di pensieri, emozioni e preoccupazioni.
Il movimento che ci porta fuori dalla cascata ci invita a creare uno spazio tra noi e la nostri pensieri permettendoci di osservarli senza esserne travolti.
Forza interiore: Non siamo più schiavi dei pensieri che ci trascinano.
Chiarezza mentale: Possiamo distinguere i pensieri utili da quelli che ci appesantiscono.
Compassione: La distanza dal flusso ci permette di comprendere meglio noi stessi e gli altri.
"Norham Castle: Alba" di J.M.W. Turner è una rappresentazione della transizione e del rinnovamento. Il sole che sorge dietro le rovine non solo illumina il paesaggio, ma invita anche l’osservatore a un momento di riflessione sul presente. Come i primi raggi di luce che scacciano l’oscurità, la consapevolezza del momento presente ci guida verso la calma e il superamento delle preoccupazioni per il futuro.
Rafforza la tua pratica Puoi iniziare con il respiro
ogni inspirazione e ogni espirazione sono un ponte verso l’adesso.
Affidati alla vita: Lascia andare l’idea di controllare tutto.
Riconosci che il futuro si costruisce attraverso le azioni consapevoli del presente, non attraverso le preoccupazioni.
Rifletti sull’inefficacia della preoccupazione: Domandati:
Questa preoccupazione mi sta aiutando in qualche modo?
Mi sta avvicinando alla soluzione o mi sta solo consumando?
Spesso, constatare la sua inutilità è il primo passo per lasciarla andare.
Ecco una carrellata di approcci psicologici per uscire dal circolo vizioso del rimorso e del non vivere il presente, con il loro focus specifico e cosa fare concretamente.
1️⃣ Psicoanalisi (Freud, Jung, Lacan) – Scavare nel Passato per Comprendere il Presente
📌 Cosa dice?
Il rimorso nasce da conflitti inconsci irrisolti.
Siamo prigionieri di schemi che si ripetono perché non li abbiamo portati alla coscienza.
Rimugini perché cerchi di risolvere oggi qualcosa che andava affrontato ieri.
📌 Cosa fare?
✅ Portare alla luce il rimosso. Se il rimorso è un segnale di un conflitto irrisolto, va esplorato (terapia, autoanalisi, scrittura).
✅ Chiedersi: a cosa mi serve questo rimorso? Spesso è un modo per punirsi o tenere viva un'illusione.
2️⃣ Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) – Riprogrammare il Pensiero
📌 Cosa dice?
Il rimuginio è un circolo vizioso di pensieri disfunzionali. Non è il passato a intrappolarti, ma il modo in cui continui a raccontartelo. Tecniche come il "pensiero alternativo" o il "diario del rimuginio" aiutano a spezzare il circuito. Agire nel presente. Esporsi gradualmente alle situazioni che si evitano per paura del rimorso futuro.
3️⃣ Gestalt Therapy – Portare Tutto nel Qui e Ora
📌 Cosa dice?
Il rimorso è un nodo irrisolto tra passato e presente. Se continui a guardare indietro, non sei veramente qui: Riportare l’attenzione al corpo e alle emozioni presenti. "Dove lo senti il rimorso?"Tecnica della sedia vuota: Parlare con il “te del passato” o con la versione di te stesso che vive nel rimorso e lasciargli dire tutto ciò che trattieni.
4️⃣ Mindfulness – Accettare Senza Perdersi nel Pensiero
📌 Cosa dice?
Il rimuginio nasce dal voler cambiare il passato, ma il passato non esiste più. Il dolore cresce quando gli resisti, si scioglie quando lo osservi senza giudizio: Osservare il pensiero senza identificarvisi. "Ecco il rimorso che torna. Lo vedo, ma non mi ci aggrappo." Praticare il grounding: Sentire il contatto con il presente attraverso il respiro, il corpo, i sensi.
5️⃣ Psicologia Esistenziale – Sei Tu a Dare Senso al Tuo Passato
📌 Cosa dice?
Il rimorso è la paura di aver sprecato il tempo, ma il passato è solo una storia che ti racconti.
Se il significato della tua vita lo costruisci tu, allora il rimorso non è una prigione, ma un segnale per ridefinire il futuro.
📌 Cosa fare?
✅ Riformulare il significato dell’esperienza. "Cosa posso imparare da questo, invece di lasciarmi schiacciare?"
✅ Immaginare il proprio futuro libero dal rimorso. "Se fossi senza questa zavorra, chi sarei?"
6️⃣ Ipnosi – Riprogrammare il Subconscio
📌 Cosa dice?
Il rimorso si fissa nel subconscio come una memoria emotiva bloccata.
Cambiare il modo in cui il cervello archivia quell’evento può modificare l’impatto emotivo.
📌 Cosa fare?
✅ Tecnica della regressione: Rivedere l’evento con una nuova prospettiva (da adulto, con risorse diverse).
✅ Ancoraggio emotivo: Associare il rimorso a una nuova emozione più utile (es. sollievo, accettazione).
7️⃣ Logoterapia (Frankl) – Il Senso Che Cambia Tutto
📌 Cosa dice?
Non è importante cosa è successo, ma che senso gli dai oggi.
Il rimorso nasce dalla sensazione di aver perso un’occasione, ma sei tu a decidere cosa farne adesso.
📌 Cosa fare?
✅ Chiedersi: “Cosa posso fare ora che renda questa esperienza utile?”
✅ Trovare uno scopo che trasformi il dolore in azione.
📌 Conclusione
Non esiste un'unica strada per uscire dal loop del rimorso e del non vivere il presente, ma ognuno di questi approcci offre una chiave per vedere il problema da una prospettiva diversa e trovare il proprio modo di trasformarlo.